Intervista a Pierpaolo Tellarini
FRASSINELLE – È ormai da qualche mese che Pierpaolo Tellarini, uno dei tecnici di rugby maggiormente preparati e conosciuti a livello provinciale, ha deciso di collaborare con la società del Rugby Frassinelle.
Abbiamo deciso di incontrarlo e di fargli alcune domande perché ci possa spiegare come sta andando la sua nuova esperienza di allenatore di una squadra di minirugby dopo che per tanti anni ha allenato esclusivamente squadre seniores o Under di ragazzi junior e di quello che sta vedendo e imparando a conoscere sotto questa nuova veste.
Allora Piero come è stato il tuo inserimento all’interno della società e con gli altri allenatori del Rugby Frassinelle?
“Posso in tutta sincerità affermare che la mia scelta di trasferirmi a Frassinelle quest’anno è stata fortunata anche se a riguardo non avevo molti dubbi!
Indubbiamente questa è una società che sta rivolgendo tutte le proprie risorse ed attenzioni alla formazione dei giovani del vivaio e degli stessi tecnici. A riguardo vorrei ringraziare in particolar modo Diego Salvan che incarna il vero uomo di rugby a livello locale, un simbolo che riesce a trasmettere valori ed emozioni ai ragazzi”.
Quest’anno per te questo doveva essere un anno di disintossicazione dal mondo del rugby al punto che volevi staccarti completamente per un pò. E invece sei di nuovo nella ‘mischia’. Domanda semplice e banale: contento della scelta?
“Non è facile staccarsi da un mondo dal quale hai avuto tanto ed al quale ti sei dedicato con amore e passione. La vicinanza della società, il calore dei genitori e le risposte dei giovani gialloblù mi rendono felice della scelta fatta”.
Tu vieni da esperienze in categorie superiori e chi ti conosce sa che la tua grande passione è allenare le prime linee e la mischia. Com’è allenare un gruppo formato da poco più che bambini ai quali bisogna iniziare ad insegnare le fondamenta del gioco del rugby?
“La specializzazione del tecnico a mio avviso è il futuro ed io anche quest’anno, grazie al responsabile della squadra seniores Marco Fenzi, ho avuto la possibilità di continuare a lavorare nello specifico touches e mischie.
Ritengo però che la soddisfazione più grande potrà essere quella di vedere i bimbi dell’Under 12 che sto allenando diventare uomini sia dal punto di vista tecnico che umano”.
È più semplice allenare dei bambini o dei ragazzi? Quali differenze ci sono?
“La differenza è sostanziale. Se con i ragazzi puoi già provare a lavorare su specializzazione, tattica e strategia con i piccoli tutta l’attenzione è rivolta alla formazione. Per me, con loro, è una nuova esperienza che ad oggi mi ha fatto crescere tantissimo.
Riuscire a mettersi al loro livello, suscitare una risata o riscuotere un sorriso sono soddisfazioni enormi”.
Hai allenato in realtà molto più blasonate, grandi e maggiormente strutturate rispetto a quella del Rugby Frassinelle. Differenze?
“Ho avuto modo di vivere situazioni molto diverse nel mio recente passato. Se debbo fare un plauso alla società Rugby Frassinelle è per i valori che sa trasmettere: condivisione, passione, complicità con i genitori sono cose che non riscontravo più se non perché fortemente volute dagli staff con i quali ho lavorato come per esempio l’Under 18 dello scorso anno.
Il connubio tra valori affettivi e scelte tecniche oculate danno la giusta dimensione di questa società.
Dal punto di vista del campo ritengo ottimale la scelta di Denis Zanconato come responsabile tecnico di tutto il settore giovanile per il suo modo propositivo di approcciarsi agli educatori”.
Nel recente passato hai ricoperto anche il ruolo di tecnico federale per conto del Comitato Regionale Veneto. Qual è il tuo punto di vista su quello che sei riuscito a vedere durante le domeniche sul lavoro svolto dalle società di rugby giovanile in generale durante i Raggruppamenti?
“Ho prestato opera per più di 15 anni per la Federazione. Poi all’improvviso, per il veto di alcuni, la collaborazione si è interrotta ma sarò sempre grato alla Fir per l’enorme opportunità di crescita che mi è stata data in tutti questi anni.
Per restare al campo posso dire che indubbiamente il livello tecnico e le competenze dei ragazzi stanno crescendo.
Nel nostro territorio però, il Polesine, manca la guida della società madre tenendo conto che un giorno i migliori giocatori delle società satelliti si dirigeranno verso Rovigo. È comunque una scelta politica della società che cura il minirugby che non mi va di affrontare ulteriormente, ho provato più volte ma mi sono sempre scontrato con porte chiuse”!
Hai un desiderio in particolare per questa nuova esperienza sportiva che stai vivendo?
“Spero fortemente di riuscire a trasferire i veri valori di questo sport e magari anche un minimo di abilità e conoscenze tecniche.
Questi ragazzi sono certo che un giorno si ritaglieranno lo spazio che meritano, stanno già dimostrando di avere buone doti sia caratteriali che di temperamento. Perché, non dimentichiamolo, questo è uno sport di contatto”
Ultima domanda. E nel prossimo futuro dove ti vedi Piero?
“Il mio sogno nel cassetto era quello di arrivare ad allenare al più alto livello possibile tenendo conto dei limiti legati se non altro agli impegni lavorativi.
Prenderò ciò che viene l’importante è rimanere a contatto col mondo dei giovani”.
C.S.