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Al Panathlon di Rovigo protagonista la scherma

29 Settembre 2018 Stampa articolo

ROVIGO –  “Tutti i successi sono importanti in una carriera sportiva, ma l’oro Olimpico del 1984 sicuramente è quello più prestigioso anche se sotto il profilo tecnico una gara di Coppa del Mondo è più difficile”. Le parole sono di Mauro Numa, lo schermitore cresciuto nel celebre circolo di Mestre con il maestro Livio Di Rosa, dove le nazionali di mezzo mondo studiavano per diventare grandi come l’Italia. Una serata dedicata alla federazione più titolata al mondo, seconda solo a quella dell’atletica negli Stati Uniti d’America. Giovedì 27 ottobre, al Panathlon di Rovigo, con il campione più volte in cima al Mondo (ben 4), anche Maddalena Zanetti, motore inesauribile del Centro Scherma Rovigo che ha illustrato ai panathleti ‘attività della società polesana che conta quasi 40 tesserati, con lei anche Massimo Bertaglia e Paola Camellin. 

Gianpaolo Milan, presidente del Panathlon di Rovigo, ha cominciato la serata ricordando gli eventi collegati allo Sport Village del Coni, e all’iniziativa legata ai diabetici nello sport con la prima edizione di Dolce-mente che ha portato in piazza Vittorio Emanuele II l’alpinista Marco Paruffo. Un cenno anche a Vittorino Gasparetto che recentemente ha ricevuto la comunicazione da parte di Giovanni Malagò, presidente nazionale del Coni, del conferimento della stella d’oro al merito sportivo relativamente all’attività dirigenziale nel mondo del ciclismo. Ma era la serata della scherma, e dopo una panoramica sul palmares di Mauro Numa che ha vinto tutto quello c’era da vincere in ambito nazionale, europeo e mondiale, spazio alle immagini di quel successo che ha fatto storia a Los Angeles. Un doppio titolo Olimpico che lo ha proiettato ai vertici anche con la medaglia a squadre con Andrea Cipressa, Andrea Borella, Stefano Cerioni e Angelo Scuri.

Dirigente, è stato anche vicepresidente della federazione, ora Mauro Numa, che da atleta ha rappresentato il Gruppo sportivo dei Carabinieri, ha aperto una palestra propria a Camposampiero (Padova) dispensando consigli ai più giovani.

Lo schermitore azzurro ha portato con sé infatti una sua pupilla: Martina Favaretto. 16 anni appena, già in orbita azzurra con gli assoluti, a Sochi in Russia ha appena dominato i campionati europei tornando a casa con be 4 medaglie. “E’ la nuova Vezzali o Vaccaroni – ha sottolineato Mauro Numa – alla sua età già essere convocata per i raduni della Nazionale maggiore è una cosa non da tutti i giorni”.

Allenamenti settimanali che si fermano solo il sabato per la giovane campionessa, ma a volte nemmeno quello.  “Studio di sera o in auto quando mi portano agli allenamenti” ha spiegato con un filo di voce la giovane Martina che a scuola ha la media del 9, Due ore e mezza di pratica ogni giorno, più un’ora di riscaldamento prima di salire in pedana. “Per raggiungere certi risultati è necessario allenarsi ogni giorno – ha spiegato Numa – la scherma di oggi è cambiata, sono tutti più alti, più preparati fisicamente, serve costanza. La scherma è una piramide, fino ai 20 anni ci si gioca le proprie carte, poi se si hanno i numeri si emerge”. Ruolo dei gruppi sportivi militari o delle forze dell’ordine che giocano un ruolo fondamentale, la scherma non garantisce premi o compensi milionari come in altri sport, salvo pochi eletti. Una disciplina che sale agli onori delle cronache solo durante la competizione a cinque cerchi, anche se ultimamente è in crescita con numero di praticanti che in Italia garantiscono un soddisfacente ricambio generazionale.

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C.S.



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