Lucio Taschin traccia il bilancio del 2021
ROVIGO – Ancora freschi dalla recente cerimonia delle benemerenze, che ha riportato alla ribalta alcune delle imprese di sportivi polesani, il Coni di Rovigo traccia un bilancio di un altro anno difficile per lo Sport, soprattutto giovanile.
Lucio Taschin, il delegato provinciale della massima autorità sportiva locale, è comunque fiducioso. “Diciamo – afferma il rappresentante dei cinque cerchi – che tutti quanti avremmo fatto decisamente a meno di un 2020 e un 2021 che hanno impattato e non poco nella vita delle persone.
Personalmente ho passato più tempo tra carte e protocolli invece di occuparmi di alcuni punti importanti che riguardano la salvaguardia delle Associazioni Sportive Dilettantistiche e il supporto ai nostri amministratori locali”.
Come sta lo sport ora, soprattutto in provincia di Rovigo?
“Stiamo provando a contenere i danni. Da un lato l’avanzata dei contagi ha costretto diverse federazioni a fermare l’attività e dall’altra si stanno rafforzando le restrizioni per l’accesso alla pratica sportiva.
Direi che ce n’è abbastanza! Ma noto però che c’è uno spirito combattivo che non è mai venuto meno e tutti quanti siamo impegnati a tenere insieme la comunità e a diffondere il messaggio che le nostre Asd sono sempre state pronte a riorganizzarsi anche a fronte di ostacoli che sembrano insormontabili”.
Sembra che alle volte la diffidenza la faccia da padrona.
“E’ il vero dramma del momento – continua Lucio Taschin – Le famiglie in genere sono preoccupate ma invito tutti a fidarsi dello sport e delle Associazioni Sportive Dilettantistiche. Già nel 2020 abbiamo dimostrato di avere numeri e organizzazioni nell’interesse delle ragazze e dei ragazzi che fanno attività sportiva. Spesso i luoghi frequentati dagli atleti sono gli stessi che vengono utilizzati dal sistema scolastico. Quello che vale al mattino vale anche per il pomeriggio ma oggi come non mai i dirigenti sportivi hanno bisogno della fiducia delle famiglie e di avere atleti nelle palestre, nelle piscine e nei campi sportivi”.
I numeri dello sport a livello regionale hanno indicatori ancora insufficienti.
“Il Coni regionale ha recentemente fatto un’indagine presso le principali federazioni e ancora abbiamo ‘segni meno’ un po’ ovunque a parte qualche caso che invece ha tendenze inverse. Di sicuro abbiamo recuperato il gap del 2020 ma c’è ancora molto da fare”.
Il Coni ha comunque dimostrato di esserci e ha presentato alcuni progetti di spessore soprattutto per il settore giovanile.
“Il Coni c’è e c’è sempre stato anche quando tutto era fermo. Il presidente regionale Dino Ponchio ha fortemente voluto due progetti come i ‘Centri di avviamento allo sport’ che privilegiano l’aspetto della multidisciplinarietà sportiva e gli ‘Educamp’ che hanno riempito l’estate di molti ragazzi. Anche la formazione è stata intensa in questo senso e nel 2022 vorrei avere una relazione ancora più forte con la comunità degli amministratori locali che vanno aiutati e supportati nella battaglia quotidiana”.
Lei spesso afferma che è proprio dallo sport che deve riprendere tutta, o gran parte, della cosidetta ‘normalità’.
“E’ proprio così! Le amministrazioni pubbliche devono avere una forte inversione di tendenza. L’aspetto umano, sport compreso, deve essere al centro della linea politica di questo territorio in particolare. Nella classifica del ‘Sole24Ore’, che ci piazza all’81° posto italiano, abbiamo un segmento, quello dello sport dilettantistico, che ci vede dentro i primi dieci. E’ il momento di scrivere la parola ‘sport’ nei documenti programmatici, nei progetti di sviluppo, anche legati al Pnrr. Non è nuovissimo anche il concetto di urbanistica sportiva, il cosidetto ‘Sport City’, che è già il presente”.
Sport City quindi come motore di sviluppo a 360 gradi?
“Esatto. Si può fare veramente molto anche per l’economia, la cultura, il sociale. Un modo concreto di passare dagli annunci ai fatti. E un modello che funziona già molto bene in diverse zone del nostro Paese, sarebbe di stimolo per dirigenti sportivi che hanno tanto bisogno di avere una prospettiva e non guardare a cosa succederà da qui a due o tre mesi”.
Un traino anche per l’impiantistica sportiva che di certo non brilla.
“Su quello dobbiamo recuperare un gap mastodontico. Bisogna fare un lavoro certosino partendo da una visione che vede l’impianto sportivo come mezzo per la crescita dello sport, costruito non solo a regola d’arte ma anche con principi che privilegino i bassi costi di gestione. Meglio spendere un po’ di più all’inizio per spendere meno poi”.
Un ultimo augurio allo sport polesano?
“Di certo auguro di ritrovare un po’ di serenità ma soprattutto di godere della fiducia di tutti noi; dalle famiglie alle aziende che investono, fino alla politica che deve credere in un settore che ha fatto la storia d’Italia non solo nell’ultima estate”.
C.S.