Turri ancora con il Cipriani
ROVIGO – Luca Turri, classe ’98 per 180 cm, sarà il playmaker del Cipriani Nuovo Basket Rovigo anche per la stagione 2019/20. Nonostante diverse richieste provenienti da altri Club di categoria superiore, Turri ha confermato la sua presenza in rossoblù, a prescindere dal campionato cui il N.B.R. parteciperà. Una grandissima dimostrazione d’amore nei confronti della società del Presidente Gionata Morello da parte del biondo playmaker rodigino. Lui sarà una Pantera anche se non verrà accettato il ripescaggio in Serie D.
Luca, perché hai accettato di restare al Cipriani N.B.Rovigo a prescindere dalla categoria in cui giocherete?
“La prima motivazione è senz’altro il progetto, che è molto ambizioso – come me – e che mi ha fatto sentire importante. Un altro motivo è il gruppo, che è un aspetto che spesso viene sottovalutato, ma che reputo fondamentale per raggiungere gli obiettivi comuni. Nel nostro caso l’alchimia dentro e fuori dal campo rappresenta senza dubbio un punto di forza che ci contraddistingue da molte altre realtà e che di anno in anno si sta rafforzando. Non nego infine che sono fiducioso per il ripescaggio in serie D”.
Quali sono le tue personali aspettative dalla prossima stagione?
“Continuare il mio percorso di crescita. Ho l’obiettivo di impormi tra i migliori del campionato nel mio ruolo e per farlo dovrò mettermi a disposizione della squadra e del coach. Per come vedo io la pallacanestro, l’importante è il raggiungimento dell’obiettivo comune perché la gloria personale viene comunque vanificata in caso di risultato negativo”.
Parliamo della stagione appena conclusa. Bilancio di squadra?
“Siamo partiti con un gruppo in parte nuovo e, soprattutto, con una nuova guida tecnica. C’è stato bisogno di un periodo di rodaggio. Lo stesso coach Ventura non ci conosceva bene e solo col tempo ha potuto capire le nostre varie sfaccettature come giocatori e come persone. Una volta trovata l’amalgama il percorso è stato più semplice: abbiamo espresso a lunghi tratti un gioco fluido e divertente, pensato per premiare i nostri primi terminali offensivi come Tiberio, Diagne e Doati. Credo che con il fattore campo a nostro favore, avremmo sicuramente raggiunto la finalissima, vista l’inadeguatezza dell’impianto di Martellago nel quale ci siamo trovati costretti a giocare la semifinale. Di certo non vuole essere un alibi: ci è servito da lezione”.
Come è andata, invece, la tua stagione?
“Personalmente credo di aver giocato una buona stagione. Dispiace solo per l’infortunio che mi ha tenuto ai box 2 mesi e per cui ho sofferto un bel po’. Certo, posso fare molto meglio”.
Come ti sei trovato con il nuovo coach, riconfermatissimo anche per il prossimo anno?
“Con coach Ventura ho avuto la possibilità di crescere sotto molti aspetti. Abbiamo avuto senz’altro un rapporto sincero e ci siamo sempre confrontati e questo lo reputo fondamentale e positivo. Mi sono messo a sua disposizione e credo di aver trovato un compromesso nel corso dell’anno per eseguire il piano partita che preparavamo senza perdere il mio istinto da giocatore. Credo che anche lui si sia trovato bene e sono sicuro che l’anno prossimo riusciremo a toglierci grandi soddisfazioni. Ma voglio ringraziare anche Andrea Lucchin, che in punta di piedi e dietro le quinte ha sempre svolto un grande lavoro con me sul piano tecnico e non solo”.
Nuova anche la dirigenza…
“La dirigenza è stata una boccata d’ossigeno per l’entusiasmo che ha portato, perciò vanno ringraziati dal primo all’ultimo, dirigenti e presidente perché ci fanno sentire importanti e si danno veramente molto da fare mettendoci una passione enorme”.
…e diversi nuovi compagni di squadra.
“I nuovi compagni hanno sicuramente alzato il livello. Tommaso Gobbo è stato molto utile nel corso della stagione e sono sicuro lo sarà anche nelle prossime. Giocare con Luca Doati, di cui avevo sentito solo parlare, è stato un onore: mi hanno colpito molto la sua classe e talento. Lo stesso posso dire di Nicola Braggion, che è ancora un giocatore di altra categoria tecnicamente e tatticamente. Alberto Grignolo è stato un lieto ritorno a Rovigo: con lui ho giocato molti anni nelle giovanili. Ha qualità uniche e deve solo consolidarle con il carattere”.
Assieme ad altre Pantere, sei diventato la bandiera del basket maschile rodigino. Come ci si sente?
“Non mi ritengo una bandiera. Spero solo di essere un esempio per i ragazzi più giovani. Spero intravedano in me tutto la passione e l’amore che ho per questo sport, cosi da ambire anch’essi ad arrivare in prima squadra un giorno”.
Qual è la ricetta per riportare la pallacanestro maschile ad alti livelli?
“Ripartire da un progetto giovanile serio, con una linea comune e un obiettivo comune: riportare Rovigo ai piani alti. Per farlo serve unità di intenti e ripartire da persone preparate che guidino i bambini fino alla fine delle giovanili, magari arrivando a giocare campionati di élite o eccellenza”.
C.S.